Lutti e perdite

Il lutto non riguarda solo la morte di una persona cara, ma anche le situazioni di cambiamento e di perdita che ci troviamo ad affrontare ciclicamente nel corso della nostra vita, come separazioni, divorzi, traslochi, aborti, licenziamenti, pensionamento, perdite economiche.

Con la morte di una persona cara, muore una parte del nostro mondo, è come se perdessimo un pezzettino della nostra identità e della nostra quotidianità. L’adattamento, l’integrazione e la riorganizzazione della propria identità e della propria vita non è un passaggio semplice, né immediato. Il lutto è un’esperienza soggettiva, quindi anche la sua elaborazione attraversa delle fasi che vengono affrontate in modo molto personale. In genere, dopo la morte di una persona cara si attraversa un periodo di sofferenza e tristezza della durata di un anno/un anno e mezzo. Nei casi in cui questo stato di sofferenza si protrae, siamo di fronte ad un’elaborazione difficile che potrebbe generare un disagio psicologico, quindi in questi casi può essere di grande aiuto intraprendere un percorso psicologico.

LE FASI DI ELABORAZIONE DEL LUTTO

Esistono vari modelli di elaborazione del lutto. Tra quelli più popolari c’è quello che venne proposto dalla psichiatra Kübler Ross nel 1969 con la “Teoria delle cinque fasi del lutto”:

  1. Negazione o rifiuto: “non è successo per davvero, non posso crederci”. Si tratta di una fase in cui si nega l’accaduto e si rifiuta di accettare la realtà. Si tratta di un meccanismo di difesa che solitamente si manifesta appena dopo la perdita;
  2. Rabbia: “Perché proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmelo?”. In questa fase è possibile ricercare una dimensione di isolamento, di ritiro sociale, perché si sente il bisogno di dare una direzione a tutto il dolore e/o alla sofferenza esternamente o internamente; in questa fase il lutto viene vissuto come un’ingiustizia;
  3. Contrattazione e Patteggiamento: “se supero questo, supero tutto”. In questa fase emerge una spinta verso la riacquisizione dell’esame di realtà e si cerca di trovare delle strategie che aiutino ad affrontare la situazione;
  4. Depressione: “non ce la faccio, la mia vita è piena di dolore”. In questa fase si realizza la consapevolezza della perdita e si pensa a cosa non tornerà più e a cosa non si potrà più condividere;
  5. Accettazione del lutto: “devo andare avanti”. Questa è la fase in cui si arriva alla totale elaborazione ed accettazione della perdita. Si diventa consapevoli che non è successo solo a noi e che la morte fa parte della vita.

Secondo gli studi di Bowlby (1980), i processi psicologici coinvolti nell’elaborazione della perdita si sviluppano in quattro fasi, non lineari:

  1. Stordimento”, ossia il rifiuto della notizia. La persona a livello cognitivo sa che cosa è successo, ma a livello emotivo lo rifiuta. Di solito questa fase è caratterizzata da una calma innaturale intervallata da scoppi intensi e improvvisi di dolore o di rabbia.
  2. Struggimento” Solitamente si manifesta durante l’organizzazione e la partecipazione alla commemorazione pubblica. Possono verificarsi scoppi di pianto, in particolare quando si parla del defunto. Questo fenomeno è una risposta adattiva al dolore che si sta provando e solitamente viene seguita da una forte rabbia per non potersi più ricongiungere con il defunto. Questa rabbia può essere rivolta a se stessi, o agli altri, o ancora alla persona che non c’è più.
  3. Disorganizzazione” Quando la persona si rende conto che il proprio caro non potrà ritornare, ci si prende carico di una revisione di se stessi e della situazione: la persona che sta vivendo la perdita si sente svuotata, apatica e si isola da amici e parenti.
  4. Riorganizzazione” in questa fase si può iniziare a ricostruire un nuovo modello di vita. Adesso il soggetto può iniziare a ideare una nuova narrativa di vita e un rinnovato legame con il defunto.

Rimane sempre importante ricordare che ognuno reagisce secondo le sue modalità e con i suoi tempi. Per questo è a discrezione dell’individuo decidere di chiedere aiuto ed è fondamentale rispettare i tempi di elaborazione e di decisione in merito alla scelta di intraprendere o meno un percorso di supporto.